La Collaborazione dell’esperimento CDF (acronimo di “Collider Detector at Fermilab”) ha reso nota la misura della massa del bosone W pari a MW = 80 433.5 ± 9.4 MeV, la misura più precisa che sia mai stata realizzata. Ad oggi, questa è la nostra misura più solida, e manifesta una discrepanza tra il valore atteso nel Modello Standard e quello misurato.
Il risultato conseguito premia lo sforzo decennale di un esperimento al quale gli italiani, con il supporto costante dell’INFN, hanno contribuito in maniera decisiva, sin dagli esordi risalenti a oltre 40 anni fa CDF è uno storico esperimento di fisica delle particelle elementari e delle interazioni fondamentali della natura svoltosi al collisionatore di protoni e antiprotoni Tevatron del laboratorio di alte energie Fermilab di Chicago.
L’esperimento CDF ha raccolto dati per quasi venti anni conseguendo innumerevoli importanti risultati di fisica, tra cui la scoperta avvenuta nel 1995 del quark top che è l’ ultimo dei sei quark previsti dal Modello Standard delle particelle elementari e delle interazioni fondamentali.
Un’altra particella fondamentale del Modello Standard è il bosone W rivelato al CERN di Ginevra nel 1983. Esso svolge un ruolo importante agendo da mediatore delle interazioni deboli e il valore della sua massa MW rappresenta uno dei parametri fondamentali nella fisica delle particelle. Misure della sua massa sono state condotte con precisione via via crescente, prima ricorrendo a esperimenti al Tevatron, poi a LEP presso il CERN, e infine presso LHC al CERN.
Il tassello finale nella validazione Modello Standard è stato l’osservazione del bosone di Higgs, ottenuta 10 anni fa dagli esperimenti ATLAS e CMS condotti presso l’acceleratore LHC.
Le masse del bosone di Higgs (MH), del quark top (Mt) e MW sono intimamente correlate tra di loro e una loro misura di precisione permette di sottoporre a verifica il Modello Standard stesso.
La misura della massa della W condotta dall’esperimento CDF, descritta nell’articolo pubblicato su Science, è frutto di un lavoro di analisi durato dieci anni e si è basata su un campione di circa quattro milioni di eventi candidati W raccolti tra il 2002 e il 2011. Per questi eventi sono state studiate le distribuzioni di alcune quantità cinematiche ottenute dai dati e confrontate con previsioni ottenute da simulazioni ottenute in riferimento a diversi valori possibili per MW. In questo modo, dopo aver condotto attente calibrazioni, si è ottenuta infine la misura della massa del bosone W pari a MW = 80 433.5 ± 9.4 MeV. La precisione relativa, di circa 1 parte su 10mila, supera tutte le altre misure precedenti combinate. Tale precisione risulta inoltre essere confrontabile con quella teorica rendendo possibile il confronto diretto tra misure e previsioni.
Per rendersi conto della rilevanza di questo risultato è importante confrontare il valore misurato per MW assieme alla media mondiale ottenuta per la massa del quark top Mt (il contorno rosso nella figura fianco) con le previsioni teoriche basate sul valore misurato per la massa del bosone di Higgs (la linea continua blu). Si può notare una discrepanza significativa tra la più recente misura di MW e Mt e le previsioni del Modello Standard. Tale discrepanza suggerisce la necessità di miglioramenti nelle previsioni del Modello Standard, o dell’introduzione di estensioni teoriche rispetto all’attuale Modello Standard.
Ciò non giunge del tutto come una sorpresa perché i fisici ritengono che la descrizione della natura fornita da questo modello per quanto precisa possa essere incompleta. Prova ne sono le recenti scoperte delle oscillazioni dei neutrini e le indicazioni della possibile presenza di un tipo di materia non ancora rilevata nel nostro Universo, la cosiddetta materia oscura.
In conclusione, questo risultato potrebbe essere la prima indicazione costruita su solide basi sperimentali e misure di altissima precisione dell’esistenza di nuova fisica, o di fisica “ beyond the Standard Model”, come è in uso dire.
Numerosi docenti e ricercatori del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, assieme a colleghi di altre università italiane (Padova, Pavia, Pisa, Roma Sapienza, Siena, Trieste e Udine) e ricercatori dell’ Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno preso parte alla costruzione del rivelatore CDF, alla presa dati, alla scrittura dei programmi di ricostruzione e simulazione, e all’analisi degli eventi raccolti da CDF.
Numerosi sono poi stati gli studenti, i dottorandi e gli assegnisti che nel corso degli anni si sono formati all’interno del nostro gruppo. Usufruendo proficuamente anche di periodi estivi di permanenza presso Fermilab stesso all’interno di un programma di “summer student” di CDF cofinanziato dall’INFN per la formazione scientifica avanzata.

Una immensa gratitudine e un affettuoso ricordo vanno al Prof. Franco Rimondi del DIFA che ha guidato il gruppo di ricercatori di CDF-Bologna fino alla sua scomparsa.
Articolo su “Science”
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